Non è agilità. È confusione vestita da velocità.
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Non è agilità. È confusione vestita da velocità.

10/20/2025

In un mondo che celebra la rapidità, confondiamo spesso il movimento con il progresso. Ma l’agilità, se non guidata da una visione, diventa solo rumore.

L’illusione del movimento

Viviamo in un’epoca in cui tutto sembra urgente. Le aziende corrono, i professionisti rincorrono, e l’AI accelera. La parola “agile” è diventata un mantra, ma spesso nasconde una realtà più scomoda: stiamo agendo senza pensare.
L’agilità strategica nasce per adattarsi ai cambiamenti, non per fuggirli. Eppure molti progetti digitali si muovono come se il cambiamento fosse una scusa per cambiare direzione ogni settimana. Il risultato? Una schizofrenia operativa che logora persone e strategie.

Lo vedo spesso: si parte con entusiasmo, si testano dieci tool AI, si lanciano campagne, si creano flussi automatizzati. Ma manca una direzione, un senso. L’AI diventa così il sintomo di un problema più profondo: la paura di fermarsi a riflettere.

Il punto è che l’agilità non è correre più forte degli altri. È sapere quando fermarsi, quando scegliere, quando dire “questo no”. È un equilibrio tra intuito e disciplina, tra visione e realtà.

La trappola dell’iper-operatività

L’AI amplifica ciò che già siamo. Se siamo lucidi, diventa un alleato straordinario. Se siamo confusi, moltiplica il caos.
Molte aziende oggi soffrono di una forma sottile di iper-operatività: si producono contenuti, report, automazioni, dashboard. Tutto misurabile, tutto tracciabile, ma poco davvero significativo.

Questa corsa alla produttività è seducente, perché dà l’illusione del controllo. Ma l’intelligenza non si misura in output, bensì in comprensione.
Come scrive Strtgy Design nel loro articolo “Agilità strategica o schizofrenia operativa?”, la vera agilità “non è reattività disordinata, ma capacità di leggere il contesto e scegliere con consapevolezza la prossima mossa”.

Ecco la chiave: scegliere. Perché scegliere significa rinunciare, e rinunciare spaventa. Ma è l’unico modo per restare sani in un mondo che premia chi urla più forte.

Quando aiuto aziende e professionisti a integrare l’AI nel proprio lavoro, parto sempre da una domanda: perché lo stai facendo?
Se la risposta è “perché lo fanno tutti”, il problema non è tecnologico. È strategico.

Lucidità come atto strategico

La lucidità è la nuova competenza chiave. In un’epoca di accelerazione continua, la vera forza è saper rallentare.
Significa osservare senza reagire, ascoltare prima di automatizzare, progettare prima di produrre.
L’agilità strategica non è una metodologia. È una forma mentis: muoversi velocemente solo quando si è certi della direzione.

Questo vale anche per chi lavora con l’AI. Ogni agente, ogni automazione, ogni modello dovrebbe servire un disegno più grande. Non basta “sapere usare” l’intelligenza artificiale: serve sapere perché, quando e a che prezzo umano la si usa.

L’AI non toglie responsabilità, la moltiplica. Perché ogni volta che deleghiamo una scelta a una macchina, dobbiamo prima avere il coraggio di definire i nostri valori.
E qui entra in gioco l’etica: non quella accademica, ma quella quotidiana.
Usare l’AI per creare valore reale, non per saturare lo spazio. Per liberare tempo, non per riempirlo di nuove urgenze.

In fondo, l’agilità strategica è un atto di cura. Verso il lavoro, verso le persone, verso il futuro.
Richiede la stessa attenzione che mettiamo in una conversazione profonda: ascolto, pazienza, capacità di riformulare.
Solo così l’AI diventa una leva, non un labirinto.

L’AI può essere una forza straordinaria di chiarezza e crescita, se la usiamo per amplificare la nostra visione, non per sostituirla.
La schizofrenia operativa nasce quando confondiamo il fare con l’essere.
L’agilità strategica, invece, è quando l’azione nasce da un pensiero limpido.

Il vero vantaggio competitivo, oggi, non è la velocità. È la lucidità.

Fonti e ispirazioni:

  • Strtgy Design – “Agilità strategica o schizofrenia operativa?”
  • Harvard Business Review – “The Real Meaning of Business Agility”
  • MIT Sloan Management Review – “AI and the Art of Strategic Thinking”