La consulenza digital sta sparendo? Forse... o forse sta sparendo chi non evolve.
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La consulenza digital sta sparendo? Forse... o forse sta sparendo chi non evolve.

12/8/2025

Tutti dicono che la SEO è morta. Qualcuno aggiunge che lo è anche la consulenza digital. Io credo che sia cambiando chi sopravvive e chi no.

Non è la SEO che muore.

Non è la SEO a essere finita.
Non lo è mai stata.

Quello che sta morendo, semmai, è il modo in cui molti l’hanno trattata finora: come una serie di procedure da eseguire a testa bassa, come un manuale con dentro tutte le risposte elo stesso sta accadendo alla consulenza digital.

Quando una tecnologia nuova arriva, il rumore che fa è enorme. È normale sentirsi un po’ scossi. A volte anche spaventati. Ma la verità è che non muore la professione: muore la versione più rigida di quella professione.
Quella che non ascolta.
Quella che non si aggiorna.
Quella che non osserva il mondo.

Il valore non muore mai. Si sposta e noi dobbiamo spostarci con lui.

Per questo oggi non basta conoscere i tool. Non basta saper scrivere prompt. Non basta sapere “come funziona Google”. Serve capire le persone. Serve sentire le loro domande non dette, le loro paure, il loro bisogno di orientamento.
L’AI accelera tutto, sì, ma amplifica anche l'importanza di chi porta lucidità e calma.

Ed è questo il lavoro che faccio ogni giorno con le aziende: aiutarle a restare sveglie mentre il mondo corre. Non con magie. Con metodo, etica, e buon senso.

Le rivoluzioni non tolgono lavoro

Sai qual è la frase che sento più spesso?
“Durante le rivoluzioni industriali il numero degli occupati è rimasto lo stesso.” È vera.
Ma manca sempre la parte più importante: le persone che lavoravano prima e quelle che lavoravano dopo non erano le stesse. Questa è la realtà e oggi ci siamo dentro fino al collo.

Stiamo vivendo la trasformazione più forte degli ultimi vent’anni.
Non basta sapere “fare qualcosa”, serve capire perché farlo, come integrarlo, come far crescere un team dentro questo cambiamento.

Quando le aziende mi chiamano non vogliono una lista di tool, vogliono qualcuno che le faccia respirare.
Vogliono capire come prendere decisioni senza buttare via soldi.
Vogliono rimanere competitive senza rincorrere ogni moda.
Vogliono sentirsi accompagnate, non giudicate.

La consulenza non è finita, ma è tornata alle sue radici.
Parlare.
Capire.
Guidare.

Lo puoi fare solo quando hai rispetto per le persone e senti che ogni scelta, dietro ai numeri, ha un impatto sulla vita di chi ti sta davanti.

L’AI non elimina i consulenti, elimina i consulenti che non sanno cambiare

Oggi c’è un fraintendimento enorme: l’AI ruberà il lavoro ai consulenti.
L’AI ruberà spazio solo a chi si è abituato a fare sempre le stesse cose.
A chi non prova.
A chi non studia.
A chi non si mette mai nei panni delle persone con cui lavora.

Il consulente che continua a essere curioso, presente, etico, quello no. Quello diventa ancora più utile.

Perché oggi alle aziende serve qualcuno che aiuti a mettere ordine, a scegliere cosa conta, a costruire competenze interne che non svaniscono dopo un corso di due ore.
Serve qualcuno che dica: “Ti aiuto a diventare una persona che impara più velocemente del resto del mercato”.

E questo è il motivo per cui l’AI, per me, non è una minaccia, è uno specchio.
Mostra chi è vivo e chi è fermo.

Io lavoro per chi vuole restare vivo.
Per chi sente che il cambiamento non è un pericolo ma un’occasione.
Per chi vuole crescere senza perdere la propria identità.

Se c’è una cosa che ho imparato è questa: non sopravvive il più forte, sopravvive chi continua a cambiare pelle senza perdere l’anima.

E le aziende che lo capiscono, oggi, vogliono un consulente che faccia proprio questo.