
Useremo il browser per tutto, tranne che per navigare
Il web che conosciamo non esiste più. I browser stanno cambiando pelle: da finestre di navigazione a veri assistenti AI che lavorano per noi.
Il web non è più quello di prima
Negli Stati Uniti i grandi editori online stanno vivendo un crollo storico del traffico: -15% per i principali siti news, -50% per People rispetto a quattro anni fa.
Business Insider ha licenziato il 21% del personale a causa del calo drastico di accessi “indipendenti dal nostro controllo”. Nel frattempo, i referral dai chatbot AI sono cresciuti del +2.100% e secondo il Digital News Report già il 7% delle persone si informa tramite strumenti di intelligenza artificiale.
Non è un semplice cambio tecnologico: è un cambio antropologico. Per anni abbiamo usato il browser come finestra sul mondo, con una barra degli indirizzi che si è trasformata in barra di ricerca, e con Google che ha plasmato un ecosistema di siti pensati per essere trovati e monetizzati. Oggi quel modello si incrina. Non basta più “navigare”: ci aspettiamo che il sistema ci porti già la risposta.
Qui emerge un punto essenziale: se i contenuti sono sempre meno visitati direttamente, come cambierà il nostro rapporto con l’informazione? Continueremo a scrivere articoli, libri, guide se non ci saranno lettori “umani” a incontrarli, ma solo agenti che li sintetizzano? È una domanda che riguarda non solo il giornalismo, ma anche il marketing, l’educazione e la formazione.
La terza guerra dei browser
Le prime due guerre dei browser hanno visto Microsoft imporsi negli anni ’90 (Explorer vs Netscape) e Google dominare dagli anni 2010 con Chrome. Oggi Chrome detiene il 68% del mercato, seguito da Safari (16%), Edge (5%) e Firefox (2%), ma questa supremazia non è più così scontata.
Da un lato, il Dipartimento di Giustizia americano ha aperto il più grande processo antitrust dai tempi di Microsoft, accusando Google di monopolio nella ricerca. Dall’altro, l’AI generativa sta ridisegnando il concetto stesso di navigazione: “Let Google do the Googling for you”, diceva un dirigente di Mountain View. Ma il paradosso è che ora non sarà più Google a fare “Googling” per noi: saranno nuovi browser, costruiti per coordinare operazioni AI complesse e restituire risultati immediati, senza passare per link e siti intermedi.
Ecco allora la terza guerra dei browser, quella che ridefinirà il nostro modo di interagire col web. Non si tratta solo di competizione commerciale, ma di ridefinizione di abitudini quotidiane. Quando un browser diventa un assistente che prenota viaggi, scrive mail o crea report per noi, non è più un “mezzo” ma un “soggetto”. E questo ha conseguenze etiche e sociali enormi.
Browser o assistenti?
Opera con Neon parla già di “agentic browser”: strumenti capaci di agire per conto dell’utente, anche in background. Arc, sviluppato da The Browser Company, sta diventando Dia, un sistema pensato non per caricare pagine ma per coordinare task AI. Perplexity lavora a Comet, un browser con abbonamento da 200$ al mese che integra ricerca e automazioni. OpenAI, infine, è al lavoro su un proprio browser AI che potrebbe arrivare entro il 2025, con funzioni predittive in grado di intuire i nostri bisogni.
Questi strumenti segnalano un cambio di paradigma: non apriremo più il browser per “navigare”, ma per dialogare con un assistente che farà cose per noi. Potremo usarlo per organizzare una riunione, fare un acquisto, scrivere un documento, senza mai visitare un sito. È un’idea affascinante ma anche inquietante: cosa resta dell’autonomia, della scoperta, della libertà di scegliere tra molteplici fonti?
Come consulente e formatore credo che la sfida non sia tecnica, ma umana. Non possiamo delegare tutto senza riflettere su che cosa stiamo consegnando: il nostro tempo, le nostre decisioni, la nostra capacità critica. Useremo il browser per tutto, tranne che per navigare. Ma navigare non significava solo “cliccare link”: significava anche scegliere, sbagliare strada, aprire finestre inaspettate. Se un assistente AI elimina questo, che tipo di esperienza resterà?