Un pesce come logo: il segreto della mia evoluzione nel digital
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Un pesce come logo: il segreto della mia evoluzione nel digital

9/1/2025

Un logo può sembrare solo un disegno. In realtà, a volte racchiude un intero percorso di crescita, fatto di ascolto, umiltà e coraggio di cambiare.

Un logo nato da un soprannome

Il mio primo logo non è nato in una sala riunioni, ma da una battuta tra amici. Una sera, dopo aver mangiato tonno sia a pranzo che a cena, qualcuno mi affibbiò un soprannome che rimase: Tonno. Da lì, con la creatività di Andrea Sansavini, prese vita un logo che rappresentava proprio un pesce che nuotava. E quel simbolo, all’apparenza buffo e leggero, divenne per me un punto di partenza.

Era il 2011, avevo appena aperto la mia partita IVA. Nessuna agenzia alle spalle, nessuna rete consolidata. Solo la voglia di provarci, di buttarmi in quel mare che allora chiamavamo “digital”. Non avevo ancora clienti stabili, né certezze. Ma avevo un’immagine, quel piccolo pesce, che ricordava ogni giorno la mia condizione: un freelance che cercava di farsi strada, con bracciate regolari, anche se lente e a volte insicure.

Quell’inizio non era perfetto, eppure era autentico. È questo che oggi rivedo in quel logo: la forza fragile dei primi passi.

Ascoltare più che parlare

In questi anni ho imparato che non bastano talento o buone idee. La vera crescita è arrivata seguendo due regole semplici, ma tutt’altro che facili da applicare:

  • parlare poco e ascoltare molto
  • partire sempre dal presupposto di non sapere abbastanza

Ascoltare significa aprirsi davvero: clienti, colleghi, perfino le critiche. Ti obbliga a osservare con attenzione e a comprendere punti di vista diversi dal tuo. È lì che spesso nasce la vera creatività, non dall’autocelebrazione ma dalla capacità di cogliere spunti, problemi, necessità reali.

E poi c’è l’umiltà. Il digitale corre veloce, e chi si illude di aver già capito tutto resta indietro. Io ho sempre scelto di assumere la prospettiva di chi non sa. Non per svalutarmi, ma per restare curioso, per mantenere quella fame che spinge a cercare risposte nuove.

Queste due regole hanno funzionato come una bussola silenziosa: meno rumore, più sostanza.

Crescere significa evolvere

Dal piccolo freelance in forfettario sono arrivato ad avere la mia agenzia, con clienti, progetti e responsabilità ben diversi, ma il passaggio non è stato improvviso né lineare. È stato un processo di evoluzione continua, fatto di errori, ripensamenti e cambi di rotta. Ho scritto anche un libro.

Guardando indietro, mi accorgo che il simbolo del pesce che nuota non era solo un logo. Era una metafora: per stare a galla nel digital servono costanza, resistenza e capacità di adattarsi. Non basta saper nuotare bene; bisogna capire le correnti, leggere i segnali, cambiare direzione quando serve.

Oggi, parlando di intelligenza artificiale e del suo impatto sul nostro lavoro e sulla nostra vita, ritrovo la stessa dinamica. L’AI non è un punto di arrivo, ma un nuovo oceano in cui muoversi. Richiede apertura mentale, etica e sensibilità, non solo competenze tecniche.

Il mio vecchio logo mi ricorda che crescere significa non smettere mai di nuotare. E che l’evoluzione, professionale e personale, nasce proprio da questo equilibrio fragile tra ascolto, umiltà e coraggio.