L’AI non è la tua salvezza se non sai nemmeno come lavori
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L’AI non è la tua salvezza se non sai nemmeno come lavori

8/4/2025

L’intelligenza artificiale non è più un’opzione, ma se la usi male, rischi di rallentare invece che accelerare. Ecco dove le aziende italiane stanno sbagliando tutto.

L’illusione dell’efficienza

“Le imprese italiane sono già uscite dalla fase sperimentale e stanno implementando agenti AI a ritmo accelerato per ridurre i costi e aumentare l’efficienza operativa.” Questa frase, pubblicata da Il Sole 24 Ore e tratta da un report Capgemini, suona rassicurante. Ma lo è davvero?

No. Perché molte aziende stanno rincorrendo la tecnologia senza fare i conti con la propria cultura interna, senza investire sul capitale umano, senza comprendere la natura degli strumenti che adottano. Il risultato? Processi automatizzati che si incastrano male, agenti AI sviluppati senza contesto, e interi team lasciati nell’incertezza.

Nel mio lavoro quotidiano vedo un pattern costante: le imprese vogliono soluzioni rapide. Vogliono l’agente figo su n8n, il flusso automatico che risolve tutto, il prompt magico. Ma è come voler correre una maratona senza aver mai camminato. Il problema non è la tecnologia. È il salto logico tra desiderio e realtà, tra ambizione e preparazione.

Serve un metodo, non una scorciatoia

La verità è che senza un metodo, l’adozione dell’AI è un castello di carte. E il metodo c’è.
Si chiama EID: Education, Identification, Development. Semplice da capire, complesso da applicare bene.

Education.
Prima viene la formazione. Non dei tecnici, ma del management. Delle persone. Serve comprendere cos’è l’AI, cosa può fare davvero, dove funziona e dove no. Non basta conoscere i tool: bisogna sviluppare consapevolezza strategica, altrimenti ogni agente AI è un giocattolo da vetrina. La FOMO si combatte con la cultura, non con le scorciatoie.

Identification.
Poi si mappano i processi. Come lavori oggi? Dove perdi tempo? Dove ci sono colli di bottiglia o attività a basso valore? Chi fa cosa, con quali strumenti? Questo passaggio è spesso saltato. Ma senza mappa, qualsiasi automazione è un salto nel buio.

Development.
Solo alla fine si costruiscono agenti e workflow. Ed è solo qui che l’AI diventa vera alleata. Quando hai capito il problema, formato le persone, e trovato il punto esatto dove intervenire.

L’intelligenza artificiale è anche una questione etica

Non parliamo solo di efficienza. L’AI ha un impatto diretto sulla cultura del lavoro, sulla motivazione dei team, sulla qualità della comunicazione interna. Non puoi implementare un agente che taglia il lavoro di qualcuno senza coinvolgere quel qualcuno. Non puoi risparmiare tempo se nessuno sa come usare il tempo risparmiato. È qui che entra la dimensione umana.

Io credo che l’AI debba servire le persone, non sostituirle. E che ogni trasformazione tecnologica abbia bisogno di un’etica chiara: rispetto dei ruoli, ascolto, inclusione. Se invece viene vissuta come un modo per “fare di più con meno”, senza un disegno umano, finisce per aumentare la distanza tra chi decide e chi lavora.

Ecco perché continuo a insistere sulla formazione. Non per moda, ma per rispetto. Perché ogni agente AI davvero efficace nasce da una domanda umana, da un processo osservato con occhi aperti, da una cultura che non ha paura di cambiare ma lo fa con criterio.