
Inizieremo a disegnare siti web per gli agenti, non più solo per le persone
Il web sta cambiando silenziosamente. Non nel design, ma nel destinatario. Sempre più siti non parlano a persone, ma a sistemi che decidono per loro.
Il web non è più solo uno spazio umano
Per anni abbiamo progettato siti web partendo da una domanda semplice: cosa serve a chi atterra qui?
Navigazione chiara, testi comprensibili, immagini coerenti, fiducia. Tutto ruotava intorno allo sguardo umano.
Quel paradigma non è scomparso, ma non è più sufficiente.
Oggi una parte crescente delle decisioni non viene presa da chi legge, ma da ciò che legge al posto suo. Motori di ricerca evoluti, assistenti AI, agenti conversazionali, sistemi di raccomandazione. Sono loro a interpretare, filtrare, riassumere, confrontare. E spesso decidere.
Il tuo sito viene “letto” prima da una macchina e solo dopo, forse, da una persona.
Perché progettare per un agente non vuol dire semplicemente fare SEO meglio. Vuol dire rendere il contenuto interpretabile, affidabile, strutturato in modo logico, coerente nel tempo.
Gli agenti non si innamorano del tuo brand.
Non si lasciano convincere da una headline brillante.
Valutano segnali. Coerenza. Ripetibilità. Allineamento tra ciò che dici e ciò che fai.
Cosa vedono gli agenti che spesso ignoriamo
Un agente non “naviga” come noi. Non scorre. Non si distrae. Non perdona.
Legge relazioni, non pagine.
Collega testi, dati strutturati, aggiornamenti, fonti esterne, comportamento degli utenti, reputazione implicita. Costruisce una mappa.
Se prometti una cosa e ne fai un’altra, quella frattura resta.
Se parli di competenza ma pubblichi contenuti vuoti, lo segnala.
Se aggiorni solo la superficie e lasci obsoleto il cuore, lo capisce.
Gli agenti sono spietatamente meritocratici.
Non perché siano “giusti”, ma perché sono coerenti.
Ecco perché oggi vediamo siti bellissimi che spariscono, e siti sobri che emergono. Non per magia, ma per allineamento. Tra messaggio, struttura, intenzione.
In questo scenario, l’AI non sta premiando chi urla più forte. Sta premiando chi è più leggibile. Nel senso profondo del termine.
E leggibile non vuol dire semplificato.
Vuol dire onesto nel perimetro. Chiaro nei confini. Costante nel tempo.
Qui entra in gioco l’etica, anche se raramente la chiamiamo così.
Progettare per gli agenti senza perdere l’anima
La tentazione è forte: scrivere per piacere alle macchine. Ottimizzare tutto. Spingere pattern, strutture, keyword, formati.
Ma se perdiamo l’umano, perdiamo valore, anche per gli agenti.
Perché gli agenti migliori stanno imparando proprio questo: riconoscere ciò che nasce da un’intenzione reale rispetto a ciò che è costruito solo per performare.
Un contenuto scritto solo per essere intercettato è fragile. Funziona finché il sistema non cambia.
Un contenuto scritto per essere vero, invece, tende a durare. Perché è allineato a chi lo produce.
Qui è dove, come professionisti, dobbiamo fare una scelta.
Possiamo usare l’AI per automatizzare il rumore, oppure possiamo usarla per amplificare ciò che conta davvero: chiarezza, competenza, sensibilità.
Disegnare siti per gli agenti non significa rinunciare all’anima.
Significa renderla leggibile anche a chi non prova emozioni.
Un agente non sente empatia. Ma può riconoscere coerenza.
Non percepisce intenzioni. Ma può misurare continuità.
Ed è qui che, paradossalmente, l’AI ci costringe a essere più umani.
Perché non possiamo più nasconderci dietro una buona impressione. Serve sostanza. Serve tempo. Serve cura.
Il futuro del web non è freddo è esigente.
E chiede a chi comunica una cosa semplice e difficile insieme: essere allineato a ciò che dice di essere.
