I siti web stanno cambiando forma, e chi capisce l’AI lo vede prima degli altri.
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I siti web stanno cambiando forma, e chi capisce l’AI lo vede prima degli altri.

12/1/2025

Stiamo entrando in un’epoca strana: l’AI divora dati, l’esperienza umana torna rara. I siti web cambiano ruolo e diventano una scelta di identità, non un obbligo.

Non so se te ne sei accorto anche tu

I siti web stanno vivendo una trasformazione silenziosa, quasi invisibile agli occhi di chi non mastica AI ogni giorno.
Stiamo tornando al punto di partenza. E chi lavora nel digitale lo sente arrivare come una mareggiata lenta ma inarrestabile.

Alessandro Papa qualche giorno fa ha scritto un pensiero lucido su questo tema.
L’ho letto, mi è rimasto in testa e ho capito perché mi parlava così tanto: questa evoluzione l’ho vista da vicino, l’ho vissuta sulla pelle, prima da freelance in forfettario, poi con un’agenzia vera, clienti veri, problemi veri.
E soprattutto, con l’AI che ogni settimana cambia le regole del gioco.

I siti di oggi non assomiglieranno ai siti di domani.

Tra poco, pochissimo, saranno soprattutto contenitori di dati.
Poco codice. Quasi niente grafica. Tante informazioni strutturate alla perfezione.

Markup pulito. API aperte. Database ordinati.
Un ambiente in cui gli agenti AI possano muoversi senza inciampare, leggere tutto in un attimo e restituire una risposta immediata all’utente.
Anche senza cliccare sul sito.

Se ci pensi, sta già accadendo.
Ogni giorno più persone fanno una domanda all’AI invece che a Google, e l’AI pesca dai siti giusti, rimette insieme i dati e risponde.
Fine. Nessun click. Niente sessioni. Nessuna pagina vista.

La SEO non sparirà, perché la SEO non muore mai.
Però cambierà pelle.
Non servirà più costruire pagine con il layout perfetto per piacere a Google.
Servirà dare in pasto agli agenti AI dati chiari, leggibili, ben organizzati.
Se non capiscono la tua struttura, non esisti.

Questa prospettiva può spaventare o farci venire il dubbio: “E allora i siti visual? E il design? E l’esperienza utente?”

È qui che l’ago della bussola inizia a girare perché una cosa è fornire dati all’AI.
Un’altra cosa è parlare alle persone el’essere umano non cambierà così in fretta.

Noi siamo ancora quelli che si emozionano davanti a un racconto.
Che entrano in un sito e capiscono in tre secondi se quel brand è affidabile, se c’è una visione, se c’è un mondo.
Che apprezzano una storia quando è raccontata bene.

Ed è proprio qui che i siti torneranno un lusso per pochi.
Un’esperienza più che un contenitore.
Un gesto di identità più che un canale di traffico.

È come quando tutti comprano su Amazon, ma c’è ancora chi entra in una piccola boutique perché vuole toccare i tessuti, parlare con qualcuno, capire cosa c’è dietro a un prodotto.
Non lo fa per convenienza. Lo fa per scelta.

Succederà la stessa cosa con i siti web.
Chi avrà un brand forte, una storia credibile, un’identità chiara… continuerà a costruire siti belli, curati, pieni di significato.
Non per generare traffico organico.
Non per aumentare i click.
Ma per dire “Ecco chi siamo davvero.”

E paradossalmente, questo li renderà ancora più preziosi.
Ci saranno meno visite, sì.
Ma chi arriverà sul tuo sito lo farà per un motivo preciso.
Perché ti vuole conoscere.
Perché vuole capire chi c’è dietro.
Perché non gli basta la risposta breve di un’AI: vuole la tua visione.

La competenza

Nel mio percorso l’ho visto accadere più volte: ogni volta che il mercato cambia, c’è una cosa che fa la differenza.
La competenza, ma non in senso tecnico.
La competenza profonda, quella che ti permette di leggere il vento prima che arrivi la tempesta.

Ho passato anni a nuotare nel digital partendo dal basso.
Da piccolo freelance con una partita IVA in forfettario, alle prime consulenze, alle prime notti passate a capire come funzionava davvero un pixel, un ADV, un funnel.
Oggi ho un’agenzia, clienti in tanti settori diversi e soprattutto un bagaglio che mi permette di vedere l’AI non come una minaccia, ma come un acceleratore.

E qui arriva la parte che per me conta davvero.
Più l’AI entra nei processi, più la competenza sull’AI diventa un asset di posizionamento.
Non basta usare le AI.
Serve capire cosa stanno facendo, come leggeranno i contenuti dei siti, come cambierà il modo di indicizzare, distribuire, misurare.
Serve vedere ciò che tanti ancora ignorano: l’AI non sta sostituendo i siti, sta selezionando quelli che meritano di essere letti.

Il resto sarà rumore di fondo.

E questo è il motivo per cui, paradossalmente, i siti torneranno un lusso.
Non perché costeranno di più, ma perché avranno più valore.

Siti costruiti per le persone, non per gli algoritmi.
Siti che raccontano un’identità.
Siti che non servono per esserci, ma per farsi ricordare.

È un cambio di paradigma enorme.
E chi ha competenza sull’AI, quella vera, non quella da tutorial, ha un vantaggio enorme: può leggere il futuro mentre succede.

Io ci sto lavorando ogni giorno, nei progetti dei miei clienti, nelle strategie che scrivo, nelle analisi che preparo.
E più mi addentro in questo futuro, più mi è chiaro che il digitale sta facendo un giro completo.
Stiamo tornando alla qualità.
All’esperienza.
Alla scelta.

“Il futuro non è complicato. È chiaro, se lo guardi da vicino.”