Conta chi fa il lavoro, o cosa crei?
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Conta chi fa il lavoro, o cosa crei?

5/21/2025

In un mondo che cambia, la domanda giusta non è più “chi lo fa?”, ma “perché lo fa?” e “che impatto ha?”. Anche questo è umanesimo.

Il valore dell’esecuzione

«Come faccio a sapere se il lavoro che mi fate lo fa una persona o una AI?»
Me lo ha chiesto un potenziale cliente, curioso ma anche un po’ preoccupato.
La mia risposta è stata tanto semplice quanto spiazzante: «Che differenza fa?»
Non era una provocazione. Era una domanda vera. Di quelle che spostano il piano della conversazione.
Lui ha fatto silenzio.

E in quel silenzio, io ho sentito una verità che mi accompagna ogni giorno: ci stiamo perdendo nel dettaglio, dimenticando lo scopo.

Se l’obiettivo è migliorare una strategia, ottenere risultati, generare valore – allora dovremmo guardare cosa viene prodotto, non chi o cosa lo realizza.

La tecnologia non è il nemico. È uno strumento.
L’AI, come qualunque risorsa, può essere una leva o una scorciatoia, dipende da chi la guida. Il punto è: tu ti fidi della mente e del cuore di chi ti accompagna in quel percorso?

L’etica non è solo umana

Nel mio lavoro, mi capita spesso di dover spiegare come le automazioni, i tool di AI, le intelligenze predittive possano velocizzare processi, ottimizzare budget, persino scrivere testi. Ma io non vendo “l’AI”, vendo una scelta strategica guidata da una visione umana.

Il vero valore di ciò che faccio non sta nel mezzo, ma nel fine.
Ecco perché quando qualcuno mi chiede: “Ma lo ha scritto una persona o un’intelligenza artificiale?”, io ribalto la questione: “Ti è utile? Ti emoziona? Ti fa crescere?”. Se la risposta è sì, allora quel contenuto ha raggiunto il suo scopo.

Non dobbiamo giudicare chi esegue, ma l’impatto che genera.
Etica non significa rifiutare la tecnologia. Significa usarla con consapevolezza, trasparenza e visione. Quando un’azienda lavora con me, sa che dietro ogni risultato c’è un pensiero critico, un’intenzione precisa, un’attenzione vera. Anche se c’è di mezzo una macchina.

Umanità aumentata, non sostituita

Ciò che conta davvero non è se l’AI farà il lavoro al posto nostro.
La domanda vera è: cosa ce ne facciamo del tempo e dell’energia che ci restituisce?
Se usiamo questi strumenti per lavorare meglio, per dedicare più tempo alla strategia, al pensiero, all’ascolto del cliente, allora stiamo semplicemente potenziando la nostra umanità.

Non temo che le macchine “mi rubino il lavoro”. Temo che perdiamo la voglia di metterci il cuore.
Perché è lì la differenza.
Io non credo che il futuro sia fatto solo di prompt e algoritmi.
Credo nel dialogo. Nella fiducia. Nell’effetto che una parola ben detta, o un’azione ben fatta, può avere su chi ci ascolta o ci legge.
Che sia scritta da un essere umano… o suggerita da un AI, poco importa.
Conta se arriva.
Conta se lascia qualcosa.